Amichesiparte a Bruxelles

Bruxelles, Natale al cacao*

di Isa Grassano

Amichesiparte a Bruxelles. La capitale belga, per le feste, sfoggia il meglio della sua grande tradizione di immensa fabbrica di cioccolato. Un’occasione per scoprirla

Bonbon 13. Si chiamava così la prima pralina nata a Bruxelles. Era il 1912 e Jean Neuhaus, nella sua pasticceria Neuhaus, in Galerie de la Reine (la più antica galleria commerciale coperta d’Europa), dà vita a questa dolce tentazione, un guscio di freschissimo cioccolato (bianco, al latte o fondente) con un ripieno morbido di rhum. E’ l’inizio di una lunga tradizione (in tutto il Belgio, ogni anno vengono prodotte 172.000 tonnellate di praline). “Suzanne”, con la fragola, “Baudovin”, con crema fresca di vaniglia, “Grand Place”, con le spezie, “Caprice”, in onore di Brigitte Bardot, sono solo alcune delle centinaia di golosità che spiccano tra gli scaffali e verrebbe voglia di tuffarcisi dentro.


Quel che più affascina sono le scatole da confezione, i ballottin, ideate da Louise Agostini, moglie di Jean, dove riporre i cioccolatini come fossero scrigni di delicati segreti o di preziosi gioielli. C’è sempre un andirivieni di clienti e se si è indecisi su cosa scegliere, le commesse, eleganti nelle loro divise da sembrare venditrici di beni di lusso, sapranno cosa consigliarvi, intuendone – proprio come faceva Juliette Binoche nel film Chocolat – i vostri gusti e desideri. Puffo golosone (i puffi vengono ideati, nel 1958, da Peyo, nativo di Bruxelles) almeno nella fantasia, resta però il più affezionato cliente, tanto che non mancano dolcetti dedicati a questi simpatici personaggi animati. Il via vai di persone si intensifica durante le feste natalizie e la pasticceria, accanto alle tradizionali praline, propone anche la Bûche de Noël, un rotolo di pasta artigianale, che cambia ad ogni Natale.

Quest’anno sarà ripieno di nocciola gianduia, rivestito di cioccolato nero e con mandorle. E sono proprio questi luoghi esclusivi (Zaabhar, Leonidas, Marcolini, sono alcuni degli altri nomi di cioccolaterie di rilievo) oltre ai migliori maestri pasticceri che sul territorio hanno laboratori e negozi (i dati ufficiali parlano di 260 mila produttori nazionali e un consumo medio a persona di 8 chili di cioccolato all’anno), a fare di Bruxelles la capitale indiscussa del cioccolato.

E non poteva mancare il museo dedicato, “del cacao e del cioccolato” (). Oltre a poter vedere come si lavora il cibo degli dei, si possono ammirare anche raffinate cioccolaterie in porcellana della fine del XIX secolo, con rari pezzi di limoges, argento, art déco.

Una città, dunque, viva e golosa. E se l’avete sempre pensata solo come la sede del Parlamento Europeo e luogo di passaggio per i politici, è il momento di cambiare idea. Bruxelles si presenta a più vocazioni, internazionale e creativa (con la Brussel Card tante le agevolazioni per i vari ingressi). Ad iniziare dal centro belga dei fumetti.

All’interno di un ex magazzino dei tessuti, raccoglie tutto ciò che riguarda il fumetto, dalle origini. E ovviamente non possono mancare i puffi, ma soprattutto Tintin, il globetrotter avventuroso, con il suo impermeabile beige e il cane Milù, reso ancora più famoso dal recente film di Spielberg “le avventure di Tintin, il segreto dell’Unicorno”. Gironzolando per le strade, non si possono non notare enormi pagine di fumetti sulle pareti, i murales che caratterizzano la città. Tintin si ritrova spesso in queste gigantesche vignette. La più curiosa è quella che lo vede protagonista con il Capitano Haddock, nello storico quartiere di Saint-Jacques. Uno sguardo a questo edificio e uno sguardo al Manneken Pis, poco distante, il bambino che fa la pipì, mascotte cittadina (una piccola statua di 30 centimetri). La leggenda racconta che un ragazzino avrebbe salvato la popolazione, spegnendo in questo modo la miccia con la quale i nemici volevano mettere a fuoco la città.

La tradizione, invece, vuole che i capi di stato che visitano la città donino al piccolo un abito tipico e, periodicamente, si può ammirare la scultura vestita di tutto punto (tutti i vestiti, oltre 800 di cui 20 italiani, sono conservati nel Museo de la Ville). Da non perdere, poi, il Museo Magritte che conserva la più grande collezione al mondo di opere del grande artista surrealista.

Ce n’è abbastanza per non pensare più ad una città legata solo alla politica. Ma se ancora non ne siete convinti, provate a vivere la sera nei dintorni della Grand Place, che coincide con il centro storico (un tempo è stato il primo mercato aperto della città e dal ’98 fa parte del patrimonio Unesco), che durante il periodo natalizio si arricchisce di 240 chalet tutti diversi per idee regalo o decorazioni e che, ogni sabato sera (fino a gennaio) viene illuminata dalle Electrabel Nights, ovvero sculture di luce e illuminazioni tecnologiche.

E’ un vivace palcoscenico per la movida, si passeggia, si cena, si fa tardi. Con locali, birrerie (altra eccellenza del territorio, si producono oltre 1000 tipi di birra), da scoprire in ogni angolo e strade da percorrere con gli occhi all’insù per non perdere le meraviglie delle case, tra lo stile gotico e il neoclassico francese. E le meraviglie dei palazzi tra cui l’Hotel de Ville (sede del comune), caratterizzato da oltre 300 statue, con la torre civica, alta ben 90 metri; le case delle corporazioni (dei macellai, dei birrai) e la casa della stella, la brutta stella, perché vi abitava il giudice che pronunciava le sentenze di morte. E ovunque respirare un’atmosfera un po’ parigina. E così alla fine del tour si avrà la conferma che Bruxelles è proprio come la cioccolata: una tentazione infinita, a cui non si può resistere.

*tratto da Viaggi di Repubblica online

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