Arte, storia e cicchetti a Venezia, paradiso per le amiche

venezia e le sue gondole
Uno scorcio della città lagunare

A Venezia non possono mancare le tappe gastronomiche, da unire alle passeggiate nel centro storico e ai tour tra le botteghe artigiane. Stavolta aggiungiamo una tappa culturale eccezionale: le “Storie di Sant’Orsola” di Vittore Carpaccio, nove grandi teleri restaurati nel 2019 e posizionati al primo piano delle Gallerie dell’Accademia, in una sala che riproduce la sede originaria  per cui furono creati. Amiche, siete pronte a partire per un nuovo viaggio?

VENEZIA QUANDO ANDARCI
Venezia è sempre Venezia si sa, e ogni momento si trasforma in una bella occasione di visita. Non c’è un giorno migliore per andarci – sono tutti belli – ma a noi è piaciuto farlo durante la festa delle mamme (mamme, zie che amano come mamme, amiche che sono mamme nel cuore) e con una meta: vedere finalmente le storie di Sant’Orsola alle Gallerie dell’Accademia.

UN CICLO NARRATIVO
Un grande ctra il 1490 e il 1495, restaurato e ricomposto in una sala identica per dimensione all’antica Scuola di Sant’Orsola prima che le soppressioni napoleoniche del 1812 trasferissero maestosi teleri dove sono oggi. Le occasioni di cultura per questa primavera estate sono così tante nella città lagunare che è impossibile ricordarle tutte, per questo ne scegliamo una. Una sola a cui unire il resto, perché, diciamolo, non si può ripartire senza almeno aver assaggiato un cicchetto al baccalà e bevuto uno spritz autoctono, che la leggenda vuole nato proprio all’ombra del campanile di Piazza San Marco. Amiche, si parte?!
Una passeggiata in città tra selfie e aperitivi
La stazione di Santa Lucia è il modo più comodo ed economico per raggiungere in centro città. Le Gallerie dell’Accademia distano venti minuti a piedi. Si deve sapere che la stazione deve il suo nome ai resti mortali della martire di Siracusa, trasferiti qui nel 1204 da Costantinopoli, e conservati nell’omonima chiesa poco lontana. Immancabile sarà lo scatto fotografico dal Ponte degli Scalzi (uno dei quattro ponti sul Canal Grande): da lì la visuale dall’alto non deluderà. Stavolta, un po’ rimpiango il lockdown con le calli semi deserte e i ponti disponibili per selfie senza attese.
Chi vive a poche decine di chilometri da Venezia ce l’ha per sempre nel cuore. Prima è stata la mano della mamma ad accompagnarci, tra calli e vaporetti; poi è stata la volta dello studio superiore o dell’Università; poi il pendolarismo lavorativo in cui si impara in fretta la camminata “alla veneziana” che consuma le suole (notato quanti i negozi di scarpe ci siano?) e impedisce di godere tanti particolari della città: uno spicchio di cielo azzurro contro il rosso dei mattoni e il verde delle fronde fuoriuscite dai muri di confine di un’altana. Particolari che tornano vivendo la città con la giusta calma della maturità.
Tappa aperitivo. «Non serve avere sete a Venezia!» L’aperitivo è un dogma. Noi ci fermiamo all’ombra della maestosa basilica dei Frari, in un angolino con pochi posti a sedere ma prodotti freschissimi, dato il giro di turisti e residenti. Crostini con baccalà, crocchette di patate, fiori di zucca ripieni, sarde in saor, polpette di carne,  mozzarella in carrozza con l’acciuga. Provo un’acqua tonica speciale, con estratti di erbe e chinino. Sarà buonissima con un gin – penso – ma le Gallerie richiederanno tutta l’attenzione del caso.
Carpaccio, eccelso narratore della Venezia di fine Quattrocento.
Le Gallerie dell’Accademia sono la più grande raccolta al mondo di pittura veneta: circa 500 opere suddivise in 5000 metri quadrati. Non  consiglio di entrarci a caso ma con una mappa e con un percorso preciso in mente, pena uscirne storditi e confusi. La cosa migliore è ritornarci più volte, per gustare ogni capolavoro con l’attenzione e il tempo che merita. Il catalogo è in aggiornamento ma si può comprare l’agevole “Gli imperdibili trenta. Un percorso straordinario attraverso i capolavori delle Gallerie” di Marsilio Arte.
In quella che un tempo era la Scuola di Sant’Orsola fondata il 15 luglio del 1300 e  oggi canonica del convento dei Santi Giovanni e Paolo alcune nobili famiglie commissionarono al celebre Carpaccio, di rappresentare la leggenda della vita e della morte della santa. Una storia che era stata tramandata dalla duecentesca Legenda aurea di Jacopo da Varagine (la stessa fonte per Piero della Francesca degli affreschi aretini).
Questa la storia: Orsola, principessa cristiana della Bretagna, promessa in sposa al re pagano d’Inghilterra Ereo, a condizione che si convertisse e accompagnasse la fanciulla in un pellegrinaggio a Roma. Mentre faceva ritorno in Bretagna, Orsola morì a Colonia, insieme ad altre 11mila vergini, per mano degli Unni di Attila”.
Il restauro dei teleri di Carpaccio, vent’anni di lavoro 
Perché è importante questo restauro? Perché i 9 teleri di dimensioni imponenti avevano stati conservativi disomogenei, talmente diversi che l’aspetto delle singole opere  “condizionava fortemente la lettura del ciclo come un insieme unitario”. Oggi il restauro – terminato nel 2019 ma poco usufruito sinora a causa della pandemia – ha fatto riemergere  gli intenti, i colori, la capacità narrativa di Vittore Capriccio, e lo studio delle fonti antiche ha permesso di ripristinarne l’esatta sequenza narrativa. Tutto ciò lascerà anche il più disattento visitatore a bocca aperta.
I teleri sono 9 e si trovano al primo piano, e raccontano la vita della Santa sino al suo martirio, ma raccontano anche tanto della Venezia del Trecento: dei modi e dei costumi, dei paesaggi e delle architetture vere e di fantasia (riconoscibili alcuni ponti come quello della Paglia), dei personaggi. Raccontano della paura dei turchi anche se nel ciclo si parla di Attila, altro spauracchio per la gente di questa terra (mia nonna nata nel 1920 per definire qualcuno di particolarmente tremendo lo epitetava Attila flagelli Dei).
Le Storie di Sant’Orsola in ordine che si possono ammirare nella sala:
L’arrivo degli ambasciatori
Ritorno degli ambasciatori
Congedo degli ambasciatori dalla corte d’Inghilterra
Incontro dei promessi sposi e partenza per il pellegrinaggio
Incontro dei pellegrini con il papa a Roma
Sogno di Orsola
Arrivo a Colonia
Il martirio dei pellegrini e il funerale di Orsola
Apoteosi di sant’Orsola e delle sue compagne
DOVE MANGIARE E DORMIRE
Per finire con le amiche in bellezza, qualche info per mangiare, bere e dormire.
Per un pranzo o una cena della tradizione culinaria veneziana, Ristorante Antica Sacrestia che propone percorsi di sapori antichi con piatti della tradizione veneziana (Castello 4463)
Per l’aperitivo “Bàcaro da Fiore“, Calle de le Botteghe, San Marco,  famosa cicchetteria (pezzo forte Moeche fritte con la polenta bianca)
Per dormire, Belle Arti, un buon compromesso qualità prezzo, a 200 metri dal Canal Grande e a 5 minuti a piedi dalla Collezione Peggy Guggenheim.


di Anna Romanin

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