DANZA IN BELLEZZA TRA LE VETTE LUCANE

DANZA IN BELLEZZA TRA LE VETTE LUCANE *

 di Isabella Calbi

«Sei pronta?». Per un attimo ho la tentazione di rinunciare. Mi sento goffa come un salame e un po’ ridicola appesa con una specie di “grembiule” (l’apposita imbracatura) al cavo d’acciaio che apre su una vertiginosa voragine. Una vocina dentro di me sussurra che forse non ho più l’età per simili avventure. Ma la curiosità è tanta. Dopo averlo tanto promosso (sono lucana di origini), attraverso il passaparola, e dopo averne tanto decantato le meraviglie, non posso non provare. E questa volta ho trascinato con me Lucrezia, la mia amica di viaggi…Stiamo per spiccare il volo tra le Piccole Dolomiti Lucane, costoni rocciosi erosi dagli agenti atmosferici, dai nomi fantasiosi come l’aquila reale, l’incudine, la grande madre, la civetta.

DANZA IN BELLEZZA TRA LE VETTE LUCANE
DANZA IN BELLEZZA TRA LE VETTE LUCANE

Insomma, quasi pronte per fare il “Volo d’Angelo, appese ad un filo, si è “lanciate” a forte velocità, lungo un carrello, che scorre lungo un cavo d’acciaio collegato alle due estremità opposte dei due borghi più belli di Italia “Castelmezzano e Pietrapertosa”. E si può volare in due (basta non superare insieme i 150 chili).

Castelmezzano
Castelmezzano

Ma prima un passo indietro. Per il punto di partenza da Castelmezzano occorre camminare una mezz’oretta a piedi, in mezzo alla natura rigogliosa. Uno sterrato ripido, ma l’entusiasmo è tanto e la fatica non si sente ma il sole sì e scotta pure.  Per me che ho la pelle bianchissima urge una protezione alta come quella del nuovo Capital Solair Spray Invisibile Idratante SPF30 di Vichy. Comodo, in spray, lo porto sempre con me: non unge e lascia sulla pelle una bella sensazione di freschezza. Per il viso invece un altro ritocco con la crema idratante Aqualia Thermal di Vichy, e mi sento rinfrescata come da un brivido di piacere. Ho l’effetto fresh look e questo mi dà ancora più adrenalina. Si lo so, sono esagerata…anche per brevi spostamenti ho il beauty case che pesa due chili. Lucrezia mi prende in giro, a volte pesa più la mia borsa a mano che il suo trolley.

DANZA IN BELLEZZA TRA LE VETTE LUCANE
DANZA IN BELLEZZA TRA LE VETTE LUCANE

Ci sono cose di cui proprio non posso fare a meno. Sono vanitosa. E così anche per non pensare alla paura – il momento del nostro lancio si avvicina – mi concedo un altro tocco vezzoso. Perché quando mi capiterà più di toccare le nuvole? E allora per volteggiare in aria voglio essere bella come non mai…

Un po’ di mascara nero dalla tenuta estrema e per occhi sensibili (perfetto anche per le lacrime, perché già lo so che ne avrò per le emozioni), come il nuovo Respectissime Waterproof di La Roche-Posay, con un applicatore studiato per regalare  alle ciglia volume e definizione.

DANZA IN BELLEZZA TRA LE VETTE LUCANE
DANZA IN BELLEZZA TRA LE VETTE LUCANE

E per stenderlo bene uso come specchio il coperchio del vasetto sfaccettato di Aqualia Thermal, una grande comodità. Infine, un po’ di rossetto: Novalip Duo di La Roche-Posay aggiunge colore al mio colorito che diventa sempre più pallido. E per fortuna che sulle unghia ho lo smalto rosso acceso “Silicium” di La Roche-Posay. Nel frattempo sono arrivata al punto di partenza. Allineate. Io e Lucrezia, “amica si parte”? O meglio “amica si vola”?.

«Sei pronta?». «Siete pronte?». La voce dell’operatore sembra lontana. Chiudo gli occhi. Evito di guardare il baratro sotto di me. La paura soffoca la voce, tanto che a stento riesco a dire il mio peso corporeo (i ragazzi che ti predispongono al volo devono comunicarlo con una radiolina agli altri operatori che sono dall’altra parte della montagna). Il sogno più antico dell’uomo e quindi anche il nostro sta per iniziare.

DANZA IN BELLEZZA TRA LE VETTE LUCANE
DANZA IN BELLEZZA TRA LE VETTE LUCANE

Riesco a stento a sentire l’operatore che annuncia “partita” e in un attimo sono in aria. La partenza ti leva il fiato.

Mi sembra di essere Mary Poppins, con la differenza che io non volteggio attaccata al manico di un ombrello, ma sono ben salda e ancorata ad un filo teleferico, solo che sfreccio alla velocità di 120 km orari. Mi rendo conto che il tempo a disposizione per “toccare” le nuvole è davvero poco e allora, mi faccio coraggio ed apro gli occhi. Lucrezia, a differenza mia, si sta godendo ogni momento senza un minimo di esitazione. Mi fa l’occhiolino e allora prendo coraggio ed inizio ad ammirare anche io la bellezza del paesaggio.

Stiamo volando per davvero, ad un velocità di 120 chilometri all’ora. Tutto scorre in fretta: alberi, sentieri, pecore e mucche al pascolo. Il verde dei boschi, il rosso e il giallo dei fiori s’impregnano negli occhi insieme al bianco dei due paesi incastonati nella roccia che “scorrono” come in un film. Ma su tutto, il colore che domina, è il blu. Il blu del cielo. Un cielo che sembra più vicino e che quasi si può toccare mentre il tempo vola, proprio come il corpo, e il respiro che nei primi secondi è rimasto dentro, comincia a riprendere il suo ritmo cadenzato. Taglio il vento come aquile.

PIETRAPERTOSA
PIETRAPERTOSA

Mi sento leggera e avverto un forte senso di libertà, anzi mi tornano pure in mente le parole della canzone, cantata da Max Gazzè, «Vola… tra coriandoli di cielo e manciate di spuma di mare. Adesso vola».

Ormai ci ho preso gusto, ma l’arrivo è stato un brusco risveglio. Dopo quasi un chilometro e mezzo, il colpo sulla carrucola del freno elastico ti strappa da un viaggio incantato, braccia esperte ti sganciano dal cavo. Scendi. Tuo  malgrado, torni a terra. Mi sono accorta allora, solo allora, che avevo trattenuto il fiato. Ho sorriso.

Eccoci a Pietrapertosa. Piedi ben saldi a terra. Mentre mi aiutano a togliere l’imbracatura, ne approfitto per idratare braccia e seno, con il Doposole Capital Soley sempre di Vichy, un gel-latte idratante fresco e quella sensazione di benessere che si unisce alla gioia di aver provato un’emozione davvero unica.

WP_20140824_044Ci sarebbe anche il volo di ritorno, di nuovo verso Castelmezzano ma meglio godere anche un po’ dell’avventura sulle strade e di questi paesi fiabeschi, così incastonati nella pietra. Il nome di Pietrapertosa deriva proprio da una roccia forata, detta in dialetto “pertusa”.

Le case nascono dalla pietra, sono nella pietra, con il loro aspetto quasi civettuolo a specchiarsi sulle stradine ripide e tortuose e sui minuscoli orti formati da terra di riporto.

Furono, infatti, i Saraceni a stabilirsi qui per primi, intorno all’anno Mille, costruendo nella parte alta del paese una fortificazione, appunto l’Arabata, situata ai piedi del castello Normanno-Svevo (ancora visibili i resti del torrione e una scalinata che conduce ad un belvedere che domina tutta la Valle del Basento) che da lontano sembra una colata lavica di casette tra pareti rocciose, una piccola casbah accudita in un grembo di arenaria.

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