IL VOLO IN MONGOLFIERA

Il Volo In Mongolfiera

di Rosa Piccante

Nel primo pomeriggio ricevo una mail da Matteo, il mio ragazzo: “Tieniti libera per il fine settimana, ti stupirò”. E’ un invito o una minaccia? Propendo per l’invito, o almeno spero. Con lui c’è da aspettarsi di tutto, se non il peggio, come quella volta che mi portò a fare rafting su un fiume in piena, in gommone. Per una che non sa nuotare come me, è stata una prova da brivido, adrenalina allo stato puro. Fortuna che tutto filò liscio. Stavo pensando a dove mi avrebbe condotto questa volta, quando…altra mail: “Dimenticavo, dovresti vestirti con un maglione lungo e giubbino e sotto mettere una di quelle calze autoreggenti che mi piacciono tanto”. Bello…mi vesto come mi pare, ho raggiunto un’età in cui sono in grado di gestirmi da sola, non ti pare? La curiosità però aumentava col passare delle ore, non me l’avrebbe mai detto dove, nemmeno dietro supplica, quindi cercavo di indovinare il luogo. Sapevo anche, di dovermi attrezzare con ciò che mi aveva consigliato, in quello non sbagliava mai. E venne il giorno stabilito. Partimmo da Reggio Emilia diretti verso l’Appennino.

volo in mongolfiera

Ho capito dissi, andiamo a scarpinare sulla Pietra di Bismantova, però l’abbigliamento non era adatto, e quindi era da scartare. Non proprio lì. Acqua. Accidenti, ma dove si va allora, la direzione era quella, iniziavo a spazientirmi. La vedevo all’orizzonte e s’ingigantiva man mano che ci avvicinavamo. Pensavo mi stesse mentendo, ma di solito Matteo non era avvezzo a questo genere di scherzi. Poi a una ventina di chilometri dalla famosa Pietra, compì una deviazione e ci trovammo in uno spiazzo largo e pianeggiante. Scorgevo da lontano un ammasso di tela colorata e non riuscivo a comprendere bene cosa fosse. Iniziò a prendere forma, gonfiandosi lentamente…cosa? Una mongolfiera? Ero tra l’incredulo e il meravigliato, non sapevo bene se essere contenta, o dispiaciuta. E chi la “guida” adesso questa, non pretenderà mica di manovrare un aggeggio del genere? Arrivammo a pochi metri con la macchina e un ragazzo con la barba rossa e folta ci venne incontro e ci salutò con la mano. Era Peter, il pilota e comandante di origini austriache, ma trasferitosi in Italia da una decina d’anni. Diceva di amare il nostro paese e le donne italiane. Come dargli torto. Vicino a un fuoristrada si trovava Silvia, la sua ragazza. Ce la presentò, lei avrebbe seguito da terra i nostri spostamenti e sarebbe venuta a recuperarci dopo l’atterraggio. Notai che la “cesta” (così chiamata in gergo), dove trovano posto i passeggeri, era di dimensioni molto grandi, potevano starci benissimo una decina di persone al suo interno. Poiché eravamo solo in tre, iniziai a preoccuparmi del suo bilanciamento, vuoi vedere che una volta in volo questa si piega e dobbiamo perfezionare il volo primitivo di Icaro…

Guardai meglio all’interno e notai un futon sul fondo, alquanto singolare per un volo in mongolfiera no? C’era qualcosa di strano in questo volo… La mongolfiera era pronta, Peter azionava il bruciatore per mantenerla gonfia al punto giusto, aiutò a salire prima Matteo, poi mi prese in braccio, sentivo la sua muscolatura possente e la sua barba vicina al mio viso, nel posarmi dentro una mano mi accarezzò il pube, fu una “scivolata” o era intenzionale, lui sentì la mia pelle nuda,  ebbi un sussulto, non me l’aspettavo, ma mi eccitò e rese l’aria ancora più frizzante.

Tutto era pronto, Silvia ci salutò con la mano da terra, mentre noi ci stavamo alzando, una sensazione strana mi pervase, mi sentivo leggera ed eccitata. Non è cosa da tutti i giorni iniziare la giornata a bordo di una mongolfiera. Per giunta con due bei ragazzi. Man mano che si saliva l’aria diventava più fresca e le case sempre più dei puntini nei prati verdi. Matteo mi teneva un braccio intorno alla vita e mi baciò dolcemente sul collo. Non farlo, gli dissi, sai che può scatenare una reazione particolare nella mia libido.

Gli chiesi il motivo della presenza del futon, mi rispose con tono vago.

Il paesaggio era bellissimo, la Pietra di Bismantova si stagliava contro l’orizzonte e potevamo vederne la sommità, pensavo a quanto sarebbe stato bello atterrarvi sopra. Mi godevo l’aria nei capelli, sospinta dal vento, senza ali o motore, senza alcun rumore, se non quello del bruciatore che Peter usava di tanto in tanto, avevamo raggiunto una quota considerevole. Matteo mi attirò a sé e mi diede un bacio in bocca, frugò con la sua lingua nella mia e mise una mano sul mio seno. I capezzoli divennero subito duri. Scese con la mano e la infilò in mezzo alle gambe, al contatto con la pelle mi vennero i brividi lungo la schiena. Non possiamo, c’è Peter qui sopra, anche se era molto discreto, era sempre una presenza estranea. Matteo scostò di lato le mutandine e sentì la mia figa già bagnata, ne avevo voglia, ma qui tra le nuvole mi sembrava un’impresa ardua. I due uomini si davano le spalle l’un l’altro, vidi il volto di Peter girarsi verso di me mentre Matteo mi baciava sul collo, avevo l’espressione di donna eccitata e guardai negli occhi Peter che si mostrava interessato e alquanto voglioso anche lui di guardare. Volevo stare al gioco degli sguardi. Con la lingua mi leccai il labbro superiore, da una parte all’altra, e continuai a fissarlo negli occhi. Poi spostai lo sguardo sui suoi pantaloni, vidi il rigonfiamento, si stava eccitando…lui si toccò e mi mostrò il suo stato di erezione. Ero sempre più bagnata, mi eccitava il fatto di essere osservata da un estraneo e allo stesso tempo essere toccata dal mio ragazzo.

volo in mongolfiera

Mi sdraiai sul futon e allargai le gambe, Peter guardava di sottecchi la mia pelle ambrata e vedevo il rigonfiamento nei suoi jeans aumentare, gli era diventato duro e l’avrebbe liberato volentieri, ma qualcuno doveva ben vigilare sull’andamento della mongolfiera, e poi non sapevo come l’avrebbe presa Matteo, ma avevo voglia di succhiargli l’uccello, era a poco più di un metro dalla mia bocca. Appoggiai i piedi e sollevai il bacino, Matteo mi sfilò il perizoma e affondò il suo viso sulla mia figa, iniziò a leccarla lentamente, baciava le mie labbra e succhiava divinamente il clitoride…io continuavo a fissare Peter muovendo la lingua sul labbro superiore, da una parte all’altra…era visivamente super eccitato, tirò giù la lampo dei jeans e se lo tirò fuori, il mio desiderio aumentò alla vista del suo cazzo imperioso….stavo godendo…e arrivai all’orgasmo…forte, potente, per una ventina di secondi il mio bacino ondeggiò davanti alle labbra di Matteo. Non si era curato di nascondere agli occhi di Peter il nostro amplesso. Io avevo avuto una dose supplementare di erotismo con la complicità dei suoi sguardi e del resto. Ci rialzammo e ci mettemmo ai lati di Peter per osservare il paesaggio, era magnifico volare senza il minimo rumore. Peter prese la mia mano e la portò al manettino del bruciatore, mi disse di ruotarlo in senso orario, una vampata di fuoco si sprigionò verso l’alto, gonfiando la mongolfiera, io sentii una vampata simile in mezzo alle gambe, mentre mi cingeva la vita con un braccio. Si spostò poco più in alto e mi toccò un seno…non sapevo che fare, stare al gioco o dirgli in faccia che era un maleducato. Mi piaceva il suo tocco però, ma non sapevo come avrebbe reagito Matteo, eravamo sì una coppia aperta e libera da certi schemi, è anche vero che di lui non conoscevo nulla, un perfetto estraneo entrato nella mia sfera sessuale con un gesto di complicità, su una mongolfiera per giunta. Peter si spostò di lato e mi mise al centro. Matteo sapeva che era un esperto pilota di mongolfiere, si era interessato prima ovviamente sulla sua bontà nel pilotaggio, valutando la sua esperienza, notevole, nonostante la giovane età, 35 anni. Aveva girato in lungo e in largo l’Europa in occasione di raduni e manifestazioni di questo tipo e ci parlò con entusiasmo di un raduno in America, con migliaia di mongolfiere in volo, uno spettacolo unico, ci disse. Ero tra loro due e mi sarebbe bastato sfiorare i loro jeans per portarli all’erezione, il solo pensiero mi eccitava e mi sentivo bagnata per questo. Matteo, quasi mi avesse letto nel pensiero, mi prese una mano e la appoggiò sul suo uccello, mi sussurrò all’orecchio di fare altrettanto con l’altra mano, nei confronti di Peter. Ero tra l’imbarazzo e la curiosità, sarei riuscita a soddisfarli entrambi se…non osavo pensarci…in un impeto di emozione allungai la mano, sfiorai i suoi jeans proprio sul suo cazzo, aveva perso il momento di massima erezione ma in un attimo sentii che aveva ripreso tutto il suo vigore…si girò verso di me e mi sorrise.

Era impegnato con la direzione del vento, la Pietra si era allontanata di parecchio, volavamo sui romantici paesaggi dell’Appennino reggiano, punteggiati da castelli e piccoli borghi. Matteo si tirò giù i jeans fino alle ginocchia, seguito da Peter con lo stesso movimento. Avevo le mani sui loro slip e carezzavo dolcemente i loro sessi pronti a esplodere, li liberai da tale martirio e li afferrai dolcemente, era una cosa nuova per me, portai la mia bocca verso l’uccello di Matteo e lo leccai delicatamente, poi fu la volta di Peter, feci roteare la mia lingua sulla sua cappella e intanto andavo su e giù con la mano su quello del mio ragazzo. Ero bagnata fradicia…voltai le spalle a Peter e presi in bocca, con decisione, il cazzo di Matteo. Intanto Peter si avvicinava al mio sedere, lo sentii entrare in me… Godevo da impazzire, leccavo e succhiavo Matteo mentre Peter mi dava delle bordate che mi toglievano il fiato, mentre con una mano mi sfiorava il clitoride gonfio. Non ci misi molto ad arrivare all’orgasmo….e anche Peter…e subito dopo anche Matteo che scelse la mia bocca per il gran finale…

Mi sdraiai sul futon avvolta ancora negli spasimi dell’orgasmo, guardai i “miei” uomini e sorrisi a loro mentre si stavano ricomponendo i jeans.

Quando mi alzai mi accorsi che eravamo prossimi all’atterraggio, come una farfalla che dispiega le ali e plana sul terreno, scorgemmo Silvia in una stradina col suo fuoristrada, la salutammo con la mano, ci aveva seguito via radio nei nostri spostamenti ed era pronta a recuperarci.

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