Incontro letterario a Bassano

Incontro letterario a Bassano

Di Rosa Piccante

 Lo intravidi in fondo alla sala, con un bicchiere in mano, penso del suo rum preferito, mentre conversava con l’autore. Mi fece lo stesso effetto di allora, le gambe iniziarono a tremare, il cuore andava a mille e avevo voglia di stargli vicino, molto vicino, pur essendo assai nervosa. Mi chiesi se era possibile tutto questo, più di vent’anni erano passati da quando c’eravamo lasciati, per futili motivi, si dice sempre così. In realtà c’erano state delle incomprensioni ben più importanti, non la pensavamo allo stesso modo sul futuro familiare, così la nostra relazione naufragò in un mare di se e di ma. Marco era ancora maledettamente bellissimo, il capello adesso era brizzolato, ma sempre mosso, e anche la linea era molto giovanile. Indossava un completo a giacca, spezzato e sportivo, gli si addiceva molto. Camicia aperta e un foulard intrigante al posto della cravatta. Non sapevo di avere un amico in comune con lui, Paul, l’autore del libro, appunto. Ero arrivata con la mia amica Francesca fino a Bassano, per un incontro letterario, ci saremmo fermate per la notte e l’indomani saremmo partite nuovamente per Treviso. Volevamo cogliere l’occasione di visitare la città nella mattinata successiva. Bassano è sinonimo di storia, il monte Grappa, gli Alpini, la Grande Guerra, e Ponte Vecchio (o degli Alpini), simbolo cittadino. Quest’ultimo luogo di ritrovo per eccellenza. L’after hour si consuma qui, chiacchiere e grappa, la sede storica della Nardini è situata proprio all’inizio del ponte ed è visitata al pari di un monumento nazionale. Francesca si accorse subito del mio imbarazzo e del cambiamento di umore. Gli spiegai il motivo. Sospirò alzando gli occhi al cielo, come per dire che ero la solita romantica. Aspettammo prima di avvicinarci a loro, volevo vedere se Marco era accompagnato o era solo. Nella sala c’erano solo un paio di donne papabili ad avere quel ruolo, ma erano impegnate in una discussione, non riuscivo a capire bene.

Ci avvicinammo a loro. Quando mi vide ebbe un sobbalzo. Un sorriso gli squarciò il viso. Mi abbracciò e mi baciò col suo solito entusiasmo, fissandomi intensamente negli occhi e tenendomi le mani. Le gambe, il cuore, ero tutto un terremoto, dentro e sotto di me. Sentivo di essere ancora molto attratta da lui. Un bel problema. Avevo bisogno di bere qualcosa di strong, per riprendermi dall’emozione. Marco mi accompagnò e lasciammo soli Paul e Francesca. Mi guardò attentamente e mi fece dei gran complimenti. Ero una ragazzina a quei tempi, ora una donna nel pieno della maturità, prossima ai fatidici “anta”. Le mie curve, rotonde e prosperose, incontravano il gradimento da parte degli uomini. Ricambiai i complimenti e gli dissi che anch’io lo trovavo in perfetta forma. Non perse tempo a invitarmi a cena. E Francesca? Non potevo mollarla da sola.

Idea, c’era Paul che sarebbe stato ben lieto di uscire con noi tre.

In un attimo decidemmo per la serata. Francesca accettò con entusiasmo. Trovammo un localino vicino al Ponte degli Alpini, arredato con cura, anche la cucina era ottima e la serata procedeva a meraviglia. Ero seduta di fronte a Marco, approfittando di un momento di pausa nella discussione, sfilai il piede dal mocassino e lo ficcai in mezzo alle gambe di Marco, lì, proprio sulla sua parte intima. Per poco gli andò il boccone di traverso e tossì, non si sarebbe aspettato tanto ardore e spudoratezza da parte mia. Dove sta scritto che solo loro possono infilare i loro piedoni in mezzo alle nostre cosce? Iniziò a guardarmi con un’espressione diversa. Ero cresciuta, mio caro, davanti non avevi più la ragazzina spaurita di allora, ma una donna nel pieno della sua vita. E se la gestiva a modo suo. Intanto Paul e Francesca avevano trovato un interesse comune, parlavano dei loro amici a quattro zampe, io il mio “cagnolone” l’avevo di fronte, e di sicuro prima della serata l’avrei fatto “abbaiare” di piacere. Ci portarono il dessert e alcuni dolcetti, con un Malvasia Passito fresco al punto giusto. Avevamo “perso” Paul e Francesca, tutti presi nella loro conversazione pelosa.

Marco ed io uscimmo a fumare una sigaretta, eravamo appoggiati alla balaustra del ponte, gruppi di giovani transitavano parlando allegramente. Eravamo molto vicini, mi cinse la vita con un braccio, mi girai verso di lui e le nostre bocche si cercarono in un bacio voluttuoso. La sua lingua si spinse fin sul collo e dietro il lobo dell’orecchio, un brivido arrivò fin lì. Sentivo la sua erezione spingere contro il tessuto delicato del mio vestitino. Vi appoggiai la mano e lentamente tirai giù la lampo e la infilai al caldo. Glielo toccai senza tirarlo fuori dagli slip, a lui bastò sollevare un lembo del vestito per sfiorarmi le mutandine di pizzo. Non so se volle imitarmi, ma si limitò a toccarmela da sopra, spinse il dito all’altezza del clitoride muovendolo lentamente…ero ansimante e sentivo che stavo raggiungendo il mio primo orgasmo della serata. Chiusi gli occhi, affondai le mie unghie sulle sue spalle e mi lasciai andare al piacere della vita con un gemito. Rientrammo mentre i nostri amici stavano chiedendo il conto. Marco mi disse che purtroppo sarebbe dovuto ripartire di lì a poco. Dovevo andare in bagno. Gli dissi di seguirmi. In quello delle donne ovviamente. Non avevo una scelta migliore e non volevo lasciarlo così. Ci chiudemmo dentro, tra l’altro era anche spazioso e profumato, col sottofondo musicale, una vera chicca.

Mi sfilò le mutandine e se le mise in tasca. Si tirò giù i pantaloni e mi sollevò di peso facendomi appoggiare la schiena al muro freddo, un brivido mi percorse la schiena, ma non fu il freddo a procurarmelo, entrò dentro di me con un tal vigore che per un attimo rimasi senza fiato. Gli misi le mani al collo, mi faceva dondolare come sull’altalena…un’altalena di piacere. Lo baciavo sul collo e lo mordicchiavo sulle spalle, di sicuro avrei lasciato qualche traccia di rossetto sulla camicia, ma non era questo il mio motivo di preoccupazione, il problema era che mi piaceva ancora in maniera divina, mi faceva impazzire il suo profumo, dal suo sapor mediorientale, come diceva la Nannini in una delle sue canzoni più belle.

Mi baciò in bocca e riuscì a farmi venire ancora e dopo un attimo mi seguì.

Non avrei aspettato altri vent’anni prima di rivederlo…

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