La fortuna in uno “sfascio”: il 2 luglio a Matera

di Isa Grassano

È una vera e propria città del futuro, Matera. Per la sua natura di ponte sul Mediterraneo e la sua arte antica che si intreccia e rinnova grazie a una spiccata vocazione al contemporaneo che prende la forma di video istallazioni e percorsi multimediali. Accogliente e vivace, è oggi più che mai percorsa da interessanti fermenti artistici e ospita mostre uniche come “Il Rinascimento visto da Sud. Matera, l’Italia meridionale e il Mediterraneo tra ‘400 e ‘500” (Palazzo Lanfranchi, fino al 19 agosto). Ma la capitale della cultura si appresa a vivere il suo giorno più lungo, così da oltre seicento anni.

Il prossimo 2 luglio, si rivive la Festa della Bruna, uno spettacolo che mixa sacro e profano, da non perdere. S’inizia all’alba, con la processione dei pastori che si snoda lungo i più antichi quartieri pietrosi, annunciata da uno spettacolo di fuochi d’artificio e dai drappi di velluto bianco alla finestra. Così può iniziare pure il tour tra i Sassi (il Barisano e il Caveoso), patrimonio Unesco, in cui si respira un’aria mistica: tra scalinate impervie, silenziosi vicoli e chiese rupestri, sembra di essere immersi in un paesaggio della Cappadocia (raccomandate scarpe comode). Segue la cavalcata dei cavalieri, affascinanti con i loro mantelli in raso decorati a mano, che si radunano nei vari rioni pietrosi. Come vuole la tradizione, i cavalieri fanno da scorta al carro processionale, che ospita nella torretta a poppa la statua della Madonna (si pensa che il nome derivi dal vocabolo “bruna” che significa corazza). Un’opera d’arte – quella del carro – stratosferica, realizzata in cartapesta da artisti locali (quest’anno porta la firma dei Pentasuglia ed è metafora di una nave il cui equipaggio eterogeneo è quello di una città aperta e accogliente), e trainata da otto muli bardati di fiori di carta e velluti.

All’origine di questo fervore legato al culto mariano vi è una storia curiosa. Un carrettiere di ritorno dal lavoro vide per strada una giovane e bellissima donna che gli chiese un passaggio per Matera. Giunti alla periferia della città, l’uomo pregò la donna di scendere per evitare problemi con sua moglie. La sconosciuta gli consegnò un foglietto da recapitare al vescovo e sparì all’improvviso. L’uomo terrorizzato lasciò lì il carretto e corse a riferire il messaggio al vescovo. Vi era riportata la volontà della signora di essere prelevata, insieme alla firma Maria, Madre di Gesù. Il vescovo avvertì le autorità civili che corsero sul luogo dove era avvenuto l’episodio, ma trovarono al posto del carretto un carro trionfale sul quale c’era un quadro della Vergine così come è oggi. La storia data questa ricorrenza al 2 luglio 1380, quando con il titolo di “Visitazione”, il papa Urbano VI, già arcivescovo di Matera, decreta i festeggiamenti.

Matera al tramonto vista dall’hotel Palazzo Gattini

A tarda sera, dopo aver deposto la sacra effigie in Cattedrale, si dà il via a una distruzione del carro da vero record. Pochi minuti e di questa gigantesca costruzione rimane solo lo scheletro. Occorre sgomitare, farsi largo fra le migliaia di persone che affollano la piazza di Matera, ma non si può perdere l’occasione di portare a casa una piccola immagine di cartapesta, un angelo, un frammento di un abito di uno dei personaggi sacri che compongono il carro benedetto, per conservarlo in segno di protezione e buon auspicio.

 

www.festadellabruna.it

 

Una risposta a “La fortuna in uno “sfascio”: il 2 luglio a Matera”

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