L’APPUNTAMENTO AL BUIO

L’APPUNTAMENTO AL BUIO

di Rosa Piccante

Da tempo si fantastica di un rapporto a tre, ma nel mio paesino della bassa ferrarese era praticamente impossibile.

Decidemmo di andare in una città poco distante per una serata diversa…

Mi avevano parlato di Comacchio, in cui c’era un cinema poco frequentato. Un appuntamento al buio. E un po’ particolare. Dopo tante insistenze avevo ceduto alla richiesta osé di Marco, il mio ragazzo, anche per una mia curiosità. Si era deciso di provare in tre. Per un qualcosa di diverso e di trasgressivo. Partendo dalla soluzione “soft”, non in una camera con letto matrimoniale, dove tutto sarebbe stato più comodo e anche più appagante per me, ma in una sala cinematografica. Giusto per capire se si poteva andare oltre, fino al rapporto completo. Va fatta una premessa, i due uomini non si conoscevano di persona, si erano visti e conosciuti su skype, sarebbe arrivato da Venezia fino a Comacchio e si sarebbero incontrati (tassativamente) per la prima volta a film iniziato. Io ero un po’ in ansia e alquanto nervosa. Non sapevo i suoi tratti né come si chiamava, era un bel salto nel buio. Ormai ero in ballo e avrei dovuto ballare. Eravamo andati alla proiezione del film “Il tè nel deserto”, già visto parecchi anni indietro. Non penso che sarebbe stato l’interesse principale. Ci sedemmo in una delle ultime file, in posizione decentrata. Iniziò il film. Passò qualche minuto e nella penombra vedemmo arrivare un ragazzo bruno, giovane e di media corporatura. Marco era seduto alla mia sinistra, lo riconobbe subito, si diedero la mano e con un cenno lo invitò a sedersi alla mia destra.

Mi colpì molto il suo baciamano, leggero, senza volgarità. Avevo il cuore a mille, mi chiedevo se era stata una buona idea sostenere l’iniziativa di Marco, quando mi sentii appoggiare le due mani sulle gambe.

Avvampai in viso, unica consolazione che non si poteva vedere questo mio imbarazzo. Marco mi strinse la mano e cercai di rilassarmi il più possibile. Fortuna volle che le poche persone presenti erano tutte davanti a noi e si poteva controllare la situazione, se ce ne fosse stato bisogno. Marco mise la sua mano in mezzo alle mie gambe e iniziò a sfiorarmi le mutandine di pizzo con un dito, Jacopo, il nostro “complice” con la mano destra mi toccò i seni e con la sinistra mi spostò la ciocca di capelli e mi baciò sul collo, facendomi correre dei brividi lungo la schiena. Poi si scambiarono le posizioni delle mani, sentivo il tatto di Jacopo diverso dal solito, era molto più delicato di Marco nel toccarmi il pube. Forse era una sorte di riguardo iniziale, chissà. Mi fecero tirar su la gonna e mi sfilarono insieme le mutandine. Jacopo se le portò al naso e le annusò intensamente.

Mi sentivo nuda e fragile.

Il tocco della mano si fece più insistente, mi carezzò l’interno delle cosce e arrivò al clitoride. Sentivo che Jacopo sapeva benissimo dove toccarmi per farmi raggiungere il piacere. Iniziai a godere e cominciai a essere tutta bagnata. Marco mi baciò sulla bocca e si tirò giù la lampo dei jeans, seguito immediatamente da Jacopo. Portai con qualche imbarazzo le mani sui loro membri, erano entrambi pronti ed eccitati. Sentivo la differenza della consistenza con le mani, pur non vedendoli, quello di Marco era più lungo ma più snello (se possiamo usare questo paragone), Jacopo l’aveva più corto ma più grosso, di molto. Marco mi toccò un capezzolo e mi parlò piano all’orecchio, mi disse che tutto sarebbe andato bene. Jacopo infilò un dito nella vagina e iniziò a muoverlo lentamente, Marco a quel punto mi massaggiò il monte di Venere e arrivò al mio bottoncino. Il mio piacere aumentava con i loro tocchi, stavo per raggiungere l’orgasmo, contrassi i muscoli e mi sfogai sulle loro mani esperte. Tutti due vollero sentire il mio umore e se lo portarono alla bocca, succhiandosi le dita.

Mi sentivo desiderata.

Socchiusi gli occhi. Ripresi a muovere le mie mani sui loro sessi, iniziavo a essere più a mio agio, mi sentivo meno imbarazzata a compiere quei gesti. Marco mi fece chinare sul suo uccello per baciarlo, così facendo lasciai campo visivo a Jacopo del mio sedere. Mi misi in ginocchio sulla poltrona e baciavo il membro del mio ragazzo, sentii la lingua di Jacopo che s’intrufolava nel mio buchetto dietro mentre con un dito mi toccava il clitoride, ma mai avrei immaginato che potesse tanto, non fosse altro per il luogo in cui ci trovavamo, si mise in piedi e tenendomi per i fianchi mi penetrò la fica col suo uccello. In quel momento non pensai alla situazione di rischio, tanto ero eccitata e pronta a venire ancora. Sentii che Marco era vicino, allentai un attimo la presa perché non volevo venisse così presto, smisi di baciarglielo ma allo stesso tempo lo strinsi forte alla base del pene, sentii lo sperma di Marco scendermi nella gola, non aveva potuto resistere. Jacopo continuava nella sua azione, incurante del luogo, avevo paura che da un momento all’altro potesse accadere qualcosa di strano, tipo la pellicola che s’interrompe e si accendono le luci, sarebbe stato imbarazzante. Fui sollevata quando sentii che mi strinse forte ai fianchi e mi venne dentro. Avrei desiderato essere in un posto più comodo, ma forse avremmo rimediato in futuro, l’esperienza mi era piaciuta e non poco. Mi sedetti e mi asciugai con un fazzolettino. Marco infilò la sua lingua nella mia bocca e Jacopo mi carezzò il monte di Venere, mi rilassai a occhi chiusi. Prima dei titoli di coda i ragazzi si salutarono con una stretta di mano e Jacopo mi baciò sulla guancia e uscì dalla sala.

Ci saremmo rivisti sicuramente…magari per un tè…in laguna.

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