In Egitto, nel Parco Nazionale di Wadi El Gemal

di Isa Grassano

«Andiamo in montagna». Capiterà di sentire più volte questa frase che, in Egitto, può apparire strana. «Ma la zona non è famosa per il mare trasparente, le spiagge bianche e la barriera corallina?», viene da domandare. In realtà da queste parti è un modo di dire per indicare che si va nel deserto. E del resto, ci si perde tra “montagne” da scalare come El Talayee, una piccola altura. Siamo nel Parco Nazionale di Wadi El Gemal, letteralmente “la valle dei cammelli”, a sud di Marsa Alam, tra il Nilo e il Mar Rosso, il terzo per estensione dei trenta parchi egiziani e presenta una commistione tra aspetto desertico (circa 5.000 chilometri) e marino (2.000 chilometri).

Una bella passeggiata di circa tre ore (un percorso di trekking di 8 km consigliabile da fare all’alba sia per evitare le temperature roventi della giornata nei mesi più caldi, sia per godere dello spettacolo del sole che sorge) permette di raggiungere la cima.

Da qui, in passato, il capo tribù degli Ababda, la popolazione beduina, poteva controllare il suo territorio. Da qui, un tempo, si poteva scorgere il passaggio delle carovane di persone e dromedari, cariche di mercanzie provenienti dall’India, che attraversavano queste terre aride tra il porto di Berenice e il Nilo, fino a raggiungere il Mediterraneo. Oggi è un punto panoramico, a 160 metri di altezza sul livello del mare, per ammirare la costa dall’alto, dominare queste cinture di sabbia pennellate d’ocra e le dune ciottolose e rocciose e, circondati dal silenzio degli immensi spazi, sentire un senso di libertà e di pace. Forse perché, secondo un proverbio beduino «chi va nel deserto non torna uguale». Basteranno poche ore tra questo mare di onde dorate che s’increspano all’infinito, per accorgervi di quanto questa massima sia vera.

Dinnanzi agli occhi si aprono paesaggi straordinari e si va incontro a gazzelle e volpi, o l’agama spinosa che si può facilmente vedere da vicino quasi mimetizzata con i massi rocciosi. Dopo le rare piogge, lo scenario cambia e spuntano come per magia piante e fiori colorati. I percorsi sono più che rodati e non sono affatto faticosi, ma è sempre meglio essere accompagnate da una guida.

 

Il Gorgonia Beach, un resort a poca distanza da El Talayee, è una buona base di partenza. Situato all’ingresso al Parco Nazionale Wadi El Gemal organizza escursioni giornaliere “le Wadi El Gemal National Park Experience” (a piedi o in bicicletta con pedalata assistita) proprio con le guide locali. Un modo per aiutare le comunità autoctone, grazie all’associazione non governativa Abo Ghosoun Community Development Association (sovvenzionato dal Gorgonia Beach Resort) che ha tra i suoi obiettivi quello di mantenere integra la cultura e la tradizione della comunità beduina e di coinvolgerli nelle attività turistiche.

 

Così, si può fare una sosta per vedere la preparazione del loro caffè, preparato riducendo in un mortaio i grani tostati e successivamente bollendoli con le spezie, in un recipiente di terracotta, la “jabana”, su un fuoco acceso, fatto di rami di arbusti e di acacia. Quasi un rito nel tostare, macinare e filtrare. La caratteristica? Il retrogusto allo zenzero. Gli autoctoni lo bevono con abbondante zucchero, senza girarlo e per far loro piacere se ne dovrebbero sorseggiare almeno tre piccole tazzine di seguito. Tra le altre attività alle quali si può assistere c’è anche la preparazione del pane chiamato “gabori” non lievitato e cotto sotto la brace. O si può partecipare a una cena nel deserto, sotto un tetto di stelle che vi lascerà senza fiato. Per far conoscere le tradizioni degli Ababda, il Gorgonia Beach Resort ha dato vita a un museo della cultura beduina, nel deserto che sarà inaugurato a fine anno, con ingresso gratuito, e mostrerà attraverso immagini fotografiche il loro stile di vita, le loro abitazioni – capanne fatte con legno di acacia e foglie di palma intrecciate dette Khisha – la storia della regione.

Una regione che da sempre è famosa per il mare. I fondali, da queste parti, regalano la barriera corallina più intatta di tutto il Mar Rosso, per fare snorkeling ma anche immersioni e spettacolari fotografie. Reef colorati, a pochi metri dalla riva, dove tra gigantesche acropore a ombrello si muovono pesci Palla, Leone e Pagliaccio. Un’emozione. Se si è fortunate, si possono incontrare le grandi tartarughe verdi, i delfini a becco lungo e persino i dugonghi, l’unico mammifero erbivoro, soprannominato “vacca del mare”.

Infine, spingetevi fino alla baia di Ras Qulaan, circondata da un esteso mangrovieto. Qui c’è spazio anche per fare un po’ di shopping di oggetti tradizionali. Le donne, nei loro abiti e veli colorati, propongono, in un piccolo souq, souvenir come bracciali e collane fatti a mano con la pelle di cammello arabo. Non potrete resistere. E se siete appassionate di birdwatching, potrete scorgere falchi pescatori e il gabbiano dagli occhi bianchi, specie endemica del Mar Rosso e uno dei più rari al mondo.

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