Un’alba…notturna sul Conero…con Rosa Piccante

Un’alba…notturna. Sul Conero

di Rosa Piccante

 …giungemmo a destinazione. Il mare era calmo e l’orizzonte chiaro e nitido era cavalcato da nuvole (barocche, direbbe Fabrizio De Andrè).

Prendemmo visione di quella pensioncina stile anni ’60 in pieno centro.

Ci era stata consigliata da una coppia di amici comuni, vi erano stati in vacanza l’anno precedente e si erano trovati benissimo.

Il pregio maggiore era la vista panoramica: ammirare l’alba dalla finestra della camera, pensavamo, ci avrebbe regalato colori ed emozioni indelebili. La serata era incredibilmente calda per il periodo di fine ottobre. Una coda piacevole dell’estate. Scaricati i bagagli ci sistemammo in camera. Francesco ed io stavamo insieme da appena quattro mesi, ma a noi sembrava di conoscerci da anni. Tutto filava a meraviglia. Avevamo gli stessi hobby, bicicletta e lettura, gusti musicali, rock, blues, perfino stessi gradimenti nella gastronomia, pizza e sushi.

C’era quasi d’aver paura di entrare nel cerchio della monotonia, una routine consolidata come capita a molti. Nella sfera sessuale avevamo ancora molto da imparare l’uno dell’altro. Avevamo avuto naturalmente già dei rapporti completi, ma sempre in situazioni di fortuna, senza mai una completa tranquillità e riservatezza. L’avevamo fatto in macchina, in un ascensore, nel suo ufficio, insomma nei posti più disparati ma sempre in situazioni precarie. Per questo motivo non avevo mai raggiunto un orgasmo completo in tutta tranquillità, mi aspettavo succedesse qualcosa in positivo nel nostro week end.

Questo era un bel banco di prova. Avevamo scelto il promontorio del Conero nelle Marche per la nostra prima uscita.

Precisamente il piccolo borgo di Sirolo, una “perla” del Conero.

Ne avevo sentito parlare in maniera entusiastica da una mia amica, rimasta sorpresa dalla bellezza dei luoghi, dal mare e non ultimo, dalla sua ricca gastronomia di pesce.

Finalmente eravamo soli e in albergo, pardon, pensione.

Pensione! Aveva rimasto quella denominazione ormai in disuso che creava quasi un senso di tenerezza, una sorta di salto a ritroso nel passato. Capimmo il perché vedendo i proprietari. Erano assai estrosi, la signora non si rassegnava all’avanzare dell’età ed era tutta “in ghingheri”, come un monile impolverato ma rispolverato. Lui, certamente più signorile, aveva un’aria più distaccata e meno impicciona, di certo aveva ubbidito agli ordini della moglie per lungo tempo, ora se ne stava in veranda a fumare il suo sigaro Toscano in un totale disinteresse per gli affari. Sicuramente in gioventù formavano una gran bella coppia, con l’interesse per l’arte, lo potevamo intuire dai particolari disseminati nelle sale della pensione.

Cenammo in un ristorantino molto grazioso, con una magnifica vista sul mare. Mangiammo degli antipasti di pesce e uno spaghetto allo scoglio, di ottima fattura. Una bottiglia di bollicine se ne andò in un soffio.

Eravamo ebbri al punto giusto.

Passeggiare nel centro storico, assai raccolto e senza traffico, era molto piacevole. Ci fermammo in una panchina a fumare una sigaretta, guardando l’orizzonte del mare.

Francesco si avvicinò e mi diede un bacio in bocca.

I mozziconi di sigaretta rotolarono per terra, fumanti.

Sotto la felpa non indossavo biancheria intima e lui intrufolò la sua mano indugiandola sui miei capezzoli, prima uno poi l’altro. Poi la fece scendere sui miei fianchi e la infilò sotto la gonna. Avevo messo un paio di graziose mutandine bianche a costine, gli fu facile spostarle e trovare il mio bottoncino che gridava giustizia.

Rientrammo alla nostra pensione. Qui lo stupore fu grande nel vedere spuntare dal mare una palla rossa infuocata, era lo spettacolo che regala la luna solo in determinati periodi e per pochissimi giorni del mese.

Un’alba…notturna! Un’emozione da ricordare a lungo.

Affascinati da questa visione ci baciammo intensamente. Mentre la mia lingua lo frugava dappertutto, lui mise dolcemente la sua mano sul mio sesso, era infuocato, come la luna. Lo accarezzava lentamente, mi mise un dito dentro e lo spinse su e giù, ero in preda ad un’eccitazione mai provata finora.

Ci sdraiammo sul letto e iniziò a leccarmi i piedi, si mise in bocca le dita una a una e me le succhiò forte. Tutto ciò si ripercuoteva sulla mia fica, bramosa di ben altro. Salì e si fermò proprio da lei, leccandomi e succhiandomi ai lati del clitoride, era delicato e forte nello stesso tempo, sapeva alternare il ritmo con una maestria che mi lasciò senza fiato.

Di sicuro aveva fatto un gran bel po’ di pratica con altre donne, pensai.

Era troppo bravo e mi stava portando dolcemente all’orgasmo.

Il mio liquido gli inondò il viso mentre stringevo la sua testa tra le mie cosce, erano serrate e avevo dei brividi convulsi.

Mi rilassai e lo pregai di non toccarmi per un attimo, il mio clitoride era diventato talmente turgido e fin troppo sensibile anche al minimo sfioramento.

Si sdraiò accanto e mi baciò in bocca. A lungo. Non avevamo alcuna fretta. La notte sarebbe stata infinita. Gli baciai i capezzoli e presi in mano la sua asta, poi portai la mia bocca alla sua altezza e iniziai a leccarlo sulla punta, sentivo crescere la sua eccitazione in modo tangibile. Mi sedetti sopra girandogli la schiena. Mi muovevo lentamente assaporando tutto il vigore della sua verga, lo nascondevo ai suoi occhi per brevi tratti e poi glielo mostravo, lucente dei nostri umori. Lui mi sfiorava la schiena disegnando arabeschi con le dita, poi le portava ai miei capezzoli e li stringeva.

Godevo da impazzire.

S’inumidì un dito e lo mise di fronte al mio buchetto dietro, senza spingerlo dentro, lo appoggiò appena, mi disse di prenderlo da sola, aumentando di volta in volta la sua penetrazione. Non mi faceva male, tutt’altro. Mi sporgevo verso di lui e intanto gli accarezzavo i testicoli.

Ero rilassata e felice di vivere questa esperienza vicino a lui.

Mi sentivo innamorata e donna, femmina…in tutti i miei anfratti nascosti.

Era stata una scelta giusta venire fin qua.

Ero vicina all’orgasmo, i miei seni erano diventati sodi e i capezzoli gonfi dal piacere. Affondai il mio sedere verso il suo dito, e lo sentii tutto dentro, contrassi i muscoli e in quello stesso istante un fiotto del mio sperma si riversò sul suo membro…

La stanza era illuminata dalla luna, nudi e sdraiati sul letto ci coccolammo a vicenda e dopo l’ennesimo bacio ci riposammo nelle braccia di Morfeo…

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