I PIACERI DELLA CAPRI DELL’ADRIATICO

I piaceri della Capri dell’Adriatico

 …dopo un po’ di tempo mi chiamò. C’eravamo lasciati in maniera precipitosa per l’arrivo dei nostri due amici dal ristorante, io con le mutandine già bagnate e lui “armato” di tutto punto. Tardò tanto a chiamarmi perché nel frattempo era stato impegnato in un viaggio di lavoro all’estero. Aveva un compito delicato, dare l’autorizzazione ai nuovi impianti di ascensori nei grattacieli e alberghi di tutto il mondo.

Una grande responsabilità ricadeva su di lui. Per questo motivo non aveva mai messo, come si dice, su famiglia. Era un giramondo, per lavoro e anche per vocazione. Mal avrebbe sopportato un lavoro d’ufficio o di routine sempre nello stesso posto. Si sentiva cittadino del mondo. E come dargli torto! Aveva visitato tutti i continenti, se gli avessero proposto un viaggio sulla Luna forse avrebbe accettato.

Aveva una settimana di ferie e si sentiva come spaesato, per questo aveva deciso di chiamarmi?

Mi aveva fatto comunque piacere. Avrei passato con piacere una serata da sola con lui. Mi portò nella “Capri dell’Adriatico”, così veniva chiamata la piccola località di Gabicce Monte, in terra marchigiana ma col “cuore” romagnolo. La vista panoramica notturna era un autentico sballo, quasi una veduta “aerea”, la riviera romagnola illuminata sprigionava tutta la sua carica esplosiva in fatto di divertimento. Il nostro tavolo all’aperto era nella zona verde del ristorante, proprio sull’erba. Mangiammo pesce.

Gli antipasti erano ottimi, quelli caldi poi da applauso. Decidemmo di evitare la pasta e passammo al secondo. La grigliata mista di solito non delude mai. Se poi, come in questo caso, è fatta con pesce fresco…

Il Franciacorta nel secchiello con ghiaccio finì presto. Ne avevamo rimasto per un ultimo brindisi. Brindammo a noi, alla nostra, per ora, amicizia.

Filippo, questo il suo nome, era un bel tipo. Lo vedevo attento alle esigenze della donna dai minimi particolari, a volte insignificanti, ma alla fine colonne portanti di una relazione. Aveva un amico che risiedeva proprio a Gabicce Monte, ma in questo periodo era in ferie nel Salento. Non so come facesse ad avere le chiavi dell’appartamento, fatto sta che ci andammo. Era arredato in maniera minimalista, pochissimi mobili, una piccola cucina, in perfetto ordine, si vedeva che la usava poco, in compenso in soggiorno un mega schermo da non so quanti pollici attirava l’attenzione. Lo accese e scelse un canale con la musica. Un blues caldo ed eravamo già abbracciati, un lungo bacio in bocca, in piedi, e le sue mani mi erano già entrate nella camicetta. Me la slacciò tutta e iniziò a baciarmi i capezzoli, io lo tenevo per i capelli e sentivo un brivido salirmi lungo le cosce. Avevamo un letto a disposizione e lui mi portò sul divano. Mi fece sedere e mi chiese se potevo allargare le gambe e fargli vedere le mutandine. Lo accontentai. Mi fece tirar su la gonna e giù le mutandine.

Le prese in mano e le annusò con un gran respiro. Il mio sesso era bene in vista, si mise in ginocchio e iniziò a baciarlo. Mi accarezzava le cosce e intanto la sua lingua mi frugava dalle labbra al clitoride. Era molto bravo, in modo particolare aveva una lentezza tutta sua, leccava al rallentatore se posso usare questa espressione. Quando arrivava al clitoride lo prendeva e lo succhiava forte, poi lo rilasciava e continuava a baciarlo lentamente.

Non sapevo mai se aveva voglia di affondare il colpo. Di certo dopo una ventina di minuti di questo “massaggio” ero provata, mi aveva portata all’orgasmo più di una volta e quando pensavo avesse voglia di prendermi, niente, ricominciava. Avevo i muscoli che mi dolevano. Finalmente, non che non mi fosse piaciuto fino a quel momento, si spogliò, nudo. Mi portò nella stanza da letto e si stese di traverso sul letto. Il suo membro penzolava da una parte ma quando iniziai a baciarlo si rianimò subito.

Eccome se si rianimò. Me lo spinse dentro con un vigore tale che se non fosse stata già pronta mi avrebbe fatto sicuramente male, ma ero talmente eccitata e bagnata che benedissi tanta abbondanza. Eravamo nella più classica delle posizioni, poi si rotolò di lato e mi trovai sopra di lui.

I miei seni gli ballavano davanti agli occhi e lui mi baciò i capezzoli, intanto mi muovevo a piacimento, come piace a me, lo affondavo tutto nella mia vagina e poi lentamente strofinavo il clitoride contro la sua pelle. Questo mi procurava doppio godimento, vaginale e clitorideo. Venni quasi subito. Mi chinai su di lui a baciargli il petto e poi in bocca. Mordicchiai la sua lingua per fargli capire che godevo da morire. Naturalmente se n’era accorto, perché mi fermai ansimante, immobile, senza uno straccio di forza. Mi fece salire con la mia fica verso la sua bocca. Sempre a cavallo ero, ma in una posizione diversa, più inconsueta se vogliamo. Il suo viso sparì tra le mie cosce, vedevo spuntare la sua fronte, madida di sudore, e i suoi capelli, ma sentivo benissimo la sua lingua frugarmi nelle labbra e sul clitoride. Non ero eccitata, di più, poteva sentire il mio liquido colargli sulle labbra e lui lo succhiava con bramosia. Si dissetava alla fonte del mio amore. Non avevo più freni inibitori ed ebbi un altro orgasmo, più forte di quelli precedenti. Mi accasciai sul suo petto. Dolcemente mi spostò e si mise al mio fianco. Sentivo la sua verga dura contro la mia coscia, mentre mi coccolava infilandomi la mano nei capelli. E mi baciava sul collo. Ero esausta. Non avvezza a tanto ardore e altruismo. Avevo avuto diverse relazioni, alcune durate lo spazio di poche settimane, altre più impegnative, ma nessuno mi aveva mai trattata in questo modo. Erano stati tutti, o quasi, molto frettolosi e poco inclini alle mie esigenze. Con Filippo tutto era capovolto, non gli importava godere per primo, ma amava sfinire la partner per poi essere al centro dell’attenzione….E così fu…. Avvolsi dolcemente la mano sulla sua asta e con piccoli movimenti andai su e giù, mentre continuavo a baciarlo, poi sempre più forte…in un crescendo di piacere….

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