Rosa Piccante: …eravamo nel deserto tunisino…

…eravamo nel deserto tunisino…

Un viaggio di gruppo che ci vedeva impegnate alla scoperta dei luoghi e delle caratteristiche del paese. Di giorno si viaggiava a bordo di fuoristrada e la sera ci fermavamo a volte in alberghi e altre in tende, che potevano ospitare al massimo quattro persone. Il gruppo era così composto: due coppie e noi quattro, amiche giornaliste, che dovevamo scrivere reportage per varie testate nazionali di turismo. Ognuna con un proprio compito, ma dal taglio diverso. Chi doveva scrivere sul folklore, chi sulle bellezze naturali, altre sulla gastronomia. Avevamo due guide, entrambe tunisine. Due ragazzi giovani, dal fisico asciutto e di aspetto gradevole. Avevano frequentato l’università di Palermo e quindi conoscevano molto bene la nostra lingua. Avevano il doppio compito di autisti e di guide. Luisa e Marina trovarono posto di fianco a Mohamed (poca fantasia nei nomi), Franca ed io ci sistemammo dietro, alla meglio tra i nostri bagagli.

Capimmo subito che Mohamed era particolarmente interessato a Marina, forse perché era bionda e con un paio di tette da sballo? L’incosciente si era messa addirittura un vestito con una generosa scollatura che lasciava intravedere buona parte del seno, nascondendo a malapena i capezzoli.

C’erano tutti i presupposti di parlare d’istigazione a delinquere.

Noi temevamo per la nostra incolumità fisica, in quanto, il ragazzo aveva preso a sbirciare, sempre più frequentemente, nella direzione di Marina. Non potevamo biasimarlo, lungo la pista sconnessa, i seni di Marina avevano preso a ballare e il povero ragazzo non gli toglieva gli occhi di dosso. Giungemmo all’oasi. Pernottamento in tenda, un gruppo di palme faceva da contorno all’accampamento e in posizione decentrata c’era un piccolo laghetto in cui si poteva anche fare il bagno. Situazione romantica come poche. Le dune facevano da contorno al nostro accampamento. Era formato da tre tende, due per noi viaggiatrici e una per le guide. Era naturale che lasciassimo le due coppie a far…coppia. Noi ci mettemmo nell’altra tenda. Avevamo già fatto altri viaggi insieme, chi con una chi con l’altra e insomma ci conoscevamo abbastanza. Non avevamo però fatto i conti con l’intraprendenza di Marina. Le occhiate di Mohamed non erano cadute nel nulla. Anzi. Il menù prevedeva cena beduina. Franca e Luisa erano le più contente, dovevano parlare della gastronomia, e quale occasione migliore. Fuori le macchine fotografiche, raffiche di flash mentre le guide (tuttofare a questo punto) erano impegnate ad accendere il fuoco. La serata era stupenda, la volta stellata sembrava volesse unirsi alla sommità delle dune. C’era una bella e rilassata atmosfera. Mohamed e Ismar, l’altra guida, si stagliavano contro i bagliori del fuoco, due fisici scolpiti nell’ebano, a petto nudo per il gran caldo. Formammo un cerchio e iniziammo la cena. Carne, ovviamente, da addentare senza l’utilizzo delle posate, dopo cinque minuti eravamo unte e bisunte, fortuna che di tovaglioli ce n’erano in abbondanza. Il vino rosso tunisino cominciò a fare il suo effetto, soprattutto su Marina che, seduta al fianco, manco a dirlo, di Mohamed, si stava letteralmente sciogliendo dietro le occhiate e sfioramenti vari del nostro “tuareg”. Li vedemmo sussurrarsi qualcosa all’orecchio e Marina assentì. Morivamo dalla voglia di sapere cosa diavolo si fossero detti. Non ci diedero tempo per farlo, in men che non si dica si allontanarono oltre la duna, parlavano del trascorso di lui a Palermo, ma era ovvio che si trattava di una scusa per non destare sospetti. Marina aveva da poco lasciato il suo compagno, un debosciato nullafacente, sempre pronto a chiederle in prestito denaro che non avrebbe mai restituito. Forse per questo era la più “vulnerabile” del nostro gruppo. Tornarono dopo una decina di minuti, e ripresero i loro posti. La cena volgeva al termine e Ismar stava raccogliendo piatti e bicchieri. Ismar appunto, aveva preso di mira, o meglio, era stato adocchiato da Luisa, che aveva un debole per i ragazzi aitanti e “fisicati”, lui lo era, eccome.

Si propose nel dare una mano a sistemare la tavola, non riusciremo mai a stare con le mani conserte, a maggior ragione se c’è qualcuno che ci interessa. Lui la sfiorò con molta nonchalance per passarle dietro, ma Luisa ebbe un brivido lungo la schiena al solo contatto. Capì che poteva accadere qualcosa di piacevole. Le guide portarono un narghilè e ci mettemmo nuovamente in cerchio, le due coppie ci avevano lasciato e si erano ritirate nella loro tenda. Fumavamo e ci passavamo il narghilè, Mohamed e Ismar avevano portato un distillato ben ghiacciato. Tra battute e risate la serata trascorreva amabilmente, ma era arrivato il momento di andare al sodo, per Marina e Luisa. Capimmo che Franca ed io avremmo dovuto togliere il disturbo, quando le vedemmo baciare i rispettivi partner. Saluti e notte. Mohamed e Marina entrarono nella tenda beduina, Ismar e Luisa si allontanarono oltre le dune, lontano da occhi indiscreti.

Marina e Mohamed rimasero nudi, rischiarati solo dal fuoco che stava terminando di bruciare. Erano avvinghiati in un lungo bacio, poi si staccarono e lui le baciò i seni, mordendole leggermente i capezzoli, si portò giù, verso l’ombelico, e vi mise la lingua dentro, lo succhiò e mentre Marina inarcava la schiena, pervasa dal piacere, spostò l’interesse verso il sesso di lei.

La baciò a lungo, succhiandole a più riprese il clitoride, mentre con un dito le apriva le labbra andando alla ricerca del fantomatico punto g….

Una risposta a “Rosa Piccante: …eravamo nel deserto tunisino…”

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